La mia esperienza come disegnatrice nei contesti di contact improvisation nasce appena vengo in contatto con la pratica nello spazio della jam.La jam, cuore della pratica, spazio vuoto dal quale emerge naturalmente quello che è presente; uno spazio in continua trasformazione aperto e contenuto, co- creato in ascolto.Riconosco in quanto danzatrice di essere attratta e di notare specialmente gli elementi compositivi e spaziali.Con il tempo sono stata sempre più curiosa e invitata a partecipare alle jam portando un lavoro sullo spazio che si articola in diversi linguaggi , movimento , parola e disegno.Sento e comprendo con il corpo l’importanza dell’osservazione come modalità di sostegno e partecipazione, e,mentre osservo attuo una sorta di traduzione personale di quello che accade.Disegnare al ritmo della mia attenzione è muovermi nello spazio della pagina come in uno spazio comunicante con lo spazio di danza.Tracciare è un incontro con l’altro, è comprensione, è andare con, è permettermi di innamorarmi dei dettagli cogliendone l’importanza sull’intero spazio della jam.Mi lascio toccare.E’ anche una pratica che mi insegna ogni volta a lasciare andare qualcosa: per disegnare il movimento ho spesso la sensazione di non disegnare quello che sei ma quello che stai diventando, continuamente.Il processo che porta al dipinto finale sulla tela è ricco e più importante del risultato.Ha un ritmo organico non troppo regolare che include errori ed emozioni.E’ appunto, un incontro, e di un incontro porta con sé tutte le caratteristiche.PH. Sara Klacko at letanec
My experience as artist in the context of contact improvisation began as soon as I met the practice in the jam space. The jam, the heart of the practice, is an empty space from which what is present naturally emerges; a space in continuous transformation, open and contained, co-created in listening.
As a dancer, I recognize that I am particularly attracted to and I notice the compositional and spatial elements. Over time, I have become increasingly curious and invited to participate in jams, bringing a work on space that is articulated in different languages: movement, words, and drawing. I feel and understand with my body the importance of observation as a way of support and participation, and while I observe, I perform a sort of personal translation of what is happening.
Drawing at the rhythm of my attention means moving on the page as in a space that communicates with the dance space. Tracing is an encounter with the other, it is understanding, it is going with, it is allowing myself to fall in love with the details, capturing their importance in the entire space of the jam.
I let myself be touched.
It is also a practice that teaches me each time to let go of something: drawing movement, I often have the feeling of not drawing what you are but what you are becoming, continuously. The process that leads to the final painting on the canvas is rich and more important than the result. It has an organic rhythm, not too regular, that includes mistakes and emotions. It is, indeed, an encounter, and as an encounter, it carries all its characteristics.
ph. Sara Klacko at letanec