Un corpo che riconosce il silenzio non è un essere qualunque, si muove sapendo di violare uno spazio. Decide di rompere ciò che lo avvolge con la certezza che sempre gli verrà dato il consenso, la disponibilità. La pelle è la prima a sentirlo. Sempre attenta al confine, divide tra ciò che è dentro e ciò che vorremmo fuori. Sceglie.
Ed ecco che, occupando silenzio, anche con il solo pensiero di un movimento, danziamo.
Comincia così una prima pulsazione, un primo ritmo fatto di volumi e giochi di densità.
Ed è con lui il primo duetto, con il silenzio.
Poi vengono gli altri… lo spazio, il suono, i danzatori.
Si crea un’atmosfera, che contorna, evidenzia, rende significativo il passo, puro il gesto, accogliente il nuovo.
Si creano i presupposti per l’improvvisazione.